
Fargli festa, al
lavoro, come in quasi tutto il mondo il 1° di
Maggio, significa riconoscergli un carattere
di oggetto fondatore, quindi ‘sacro’, quindi
degno di un rispetto – laicamente – religioso.
Nella sua forma di arte altamente ‘popolare’,
il cinema contribuisce a ricordarci proprio
questo.
UOMINI IN MARCIA
UN FILM DI Peter Marcias
SINOSSI
BREVE
Uno
sguardo indietro, al recente passato, per
marciare insieme a chi ha combattuto e difeso un
diritto, vitale e fondamentale, oggi sempre più
negato e svilito nel suo significato etico:
quello al lavoro e alla sua dignità. Voci di
lotta, interviste, riflessioni vibrano nel magma
fluttuante delle immagini di repertorio, a
ricordarci che la storia siamo noi. Un viaggio
istruttivo, fra sacrifici e scioperi,
solidarietà e battaglie, operai e sindacati,
contro diseguaglianze e ingiustizie: parole e
concetti da non disperdere soprattutto oggi, al
tempo precario della gig economy.
-- -- --
[…]
La
nostra Costituzione dice che c'è il diritto
allo sciopero, cioè il diritto a lottare, il
diritto al conflitto, perché da questo possono
nascere migliori condizioni di vita per i
lavoratori.
In
fondo è grazie a quel diritto al conflitto che
la Costituzione riconosceva con il diritto di
sciopero che poi sono arrivate le nuove leggi
in attuazione disegno costituzionale. Lo
Statuto dei lavoratori è arrivato nel 1970, ma
è arrivato a seguito di grandi manifestazioni
dei lavoratori, di grandi lotte operaie, di
un'ideologia che accettava e cercava di
trasformare quei principi della Costituzione
in realtà
[…]
[…]
il
tema vero non è soltanto una repubblica
fondata sul lavoro, che è il principio, lo
scenario, ma quanto poi viene detto
successivamente e cioè che tutti hanno il
diritto al lavoro, che lo Stato deve rimuovere
gli ostacoli perché tutti possano lavorare
dignitosamente […]
(Gianni Loy,
dai dialoghi del film)
[…] Ciò
che
è cambiato negli ultimi due decenni, tre
decenni, è che fino a poco tempo fa pensavamo
che se non avessimo vinto questa volta,
avremmo vinto la prossima o quella dopo ancora
o tra 20 anni, 50 anni. Un giorno vinceremo.
Ora non abbiamo questo lusso. Non abbiamo il
lusso del tempo
[…]
(Ken Loach,
dai dialoghi del film)
[…] Oggi
ho
l’impressione che la crisi sia ancor più forte
di quella di quindici anni fa. Tutto
è peggiorato, ciò significa che si è
pronti ad accettare qualsiasi condizione di
lavoro. Poiché c’è molta disoccupazione e non
si vuole perdere il lavoro, si è pronti ad
accettare tutta la violenza
dell’ultraliberismo, così com’è stato
gradualmente implementato. Solo perché le
condizioni sociali sono peggiorate, non
possiamo più permetterci di non giocare questo
gioco […]
(Laurent
Cantet, dai dialoghi del film)
-- -- --
LA
STORIA
Mentre
tutto cambia intorno a noi, ci domandiamo:
cos’è questa crisi? La fine del capitalismo
moderno? Il ritorno di Keynes?
È
difficile a dirsi il mondo in cui vivremo nei
prossimi anni portando avanti il nostro
lavoro, la nostra vita.
Uomini in
marcia vuole essere uno sguardo indietro,
al recente passato, per marciare insieme a chi
ha combattuto e difeso un diritto, vitale e
fondamentale, oggi sempre più negato e svilito
nel suo significato etico: quello al lavoro e
alla sua dignità. Voci di lotta, interviste,
riflessioni vibrano nel magma fluttuante delle
immagini di repertorio, a ricordarci che la
storia siamo noi. Un viaggio istruttivo
(nelle campagne e nelle fabbriche, nelle
Isole, al Nord e al Sud del paese),
fra sacrifici e scioperi, solidarietà e
battaglie, operai e sindacati, contro
diseguaglianze e ingiustizie: parole e
concetti da non disperdere soprattutto oggi,
al tempo precario della gig economy, che
incide profondamente sui diritti
fondamentali.
Insieme alle testimonianze di Ken
Loach (inflessibile narratore
della working class) e
di Laurent
Cantet (autore dallo sguardo veramente
incisivo che osa temi durissimi come lo
scontro sociale e generazionale insieme) e
alle voci di Peppino
La
Rosa, Giampaolo Puddu, Bruno Saba, Antonello
Cabras, Salvatore Cherchi, la voce
narrante principale è di Gianni
Loy, professore di diritto del lavoro
all’Università di Cagliari dal 1975 al 2014,
scrittore e poeta. I ricordi delle battaglie
dei lavoratori del Sulcis-Iglesiente (vasta
area geografica della Sardegna
sud-occidentale) riportano la sua mente dai
primi del '900 fino ai giorni nostri. In quel
lasso di tempo le miniere, le proteste, la
chiusura delle fabbriche, i sindacati, la
marcia per lo sviluppo, la riqualificazione di
alcune aree, la tutela dell'ambiente,
s’intrecciano in un racconto che via via
diventa unanime. Un viaggio in Italia e una
storia in cui temi universali come il diritto
al lavoro diventano una visione comune
attraverso i volti, le voci, i colori, ma
anche il dolore e la passione di uomini e
donne.
NOTE DI REGIA
Dopo l’uscita in sala nel 2018
del mio film documentario Uno sguardo alla
Terra tornai a Carbonia e rimasi
colpito, rovistando tra gli archivi del Centro
Servizi Culturali Carbonia della Società
Umanitaria – Fabbrica del Cinema, da un evento
che legò nel 1992/93 ventisette comuni del
Sulcis Iglesiente e relativamente al quale il
Centro stesso aveva già avviato un importante
lavoro di raccolta di testimonianze e
documentazione, con l’obbiettivo di restituire
alla memoria collettiva, proprio attraverso la
realizzazione di un film, uno degli episodi
più importanti della storia del lavoro nel
territorio.
Quelle persone marciando dapprima nel loro
territorio, per poi arrivare a Roma, unendo la
loro “voce”, davano un forte segnale al resto
dei lavoratori italiani. E proprio quella
marcia di uomini, donne e bambini, fece da
apripista di tante lotte per il lavoro nel
nostro Paese.
Ma cosa è successo prima di
quell’evento? E cosa sta accadendo ora? Da
quel momento in poi ho iniziato a “disturbare”
e interrogare lavoratori, sindacalisti,
politici, professori di diritto, registi,
cantanti, per farmi raccontare il mondo del
lavoro in Italia.
Volti, voci, colori, suoni,
dolore, passione e soprattutto tante immagini.
Man mano il racconto prendeva forma. Volevo
ripercorrere alcuni dei momenti salienti della
questione “lavoro” nella nostra nazione, e di
riflesso nella mia Sardegna. Un passato
doloroso e un presente poco chiaro, complici
gli errori della classe dirigente di ogni
epoca.
L’incontro, con il mio
professore universitario Gianni Loy, poi con
il maestro Ken Loach,
Laurent Cantet e altri, mise in
ordine le mie idee. Il grande regista inglese,
autore di capolavori indiscussi, in due giorni
a Londra, mi ha mostrato la sua “radiografia”
della Terra. Ho avuto così gli spunti per
chiudere la mia opera che racconta certo
tematiche del lavoro, ma sottolinea
l’importanza e l’impegno di uomini e donne
qualunque per il futuro delle nuove
generazioni. Possiamo salvarci,
se abbiamo cura dell’ambiente che ci
ospita. Tutto passa da lì.
Temevo di realizzare un saggio,
invece mi pare di no: è stato un pretesto per
studiare e andare avanti nel mio lavoro. La
storia va sempre tenuta in considerazione,
perché il futuro va affrontato con grande
consapevolezza. (Peter
Marcias)
PETER MARCIAS –
sceneggiatore/regista
Peter
Marcias (Oristano,
1977)
esordisce con numerosi corti, tra cui Olivia, Il Canto delle Cicale e Sono
Alice, presentati
nei festival internazionali di Taipei,
Giffoni, Istanbul e São Paulo. Di seguito
realizza la sua opera prima Un
attimo sospesi (2008)
con Paolo Bonacelli, Nino Frassica e Ana
Caterina Morariu, e successivamente I
bambini della sua vita (2011) che
ottiene il Globo d’Oro per la migliore attrice
a Piera Degli Esposti. Nel 2012, Dimmi
che destino avrò è
presentato al Torino Film Festival, e La
nostra quarantena,
interpretato da Francesca Neri, è evento
speciale alla Mostra Internazionale del cinema
di Pesaro e finalista ai Nastri D’Argento. Ha
diretto alcuni documentari, Liliana Cavani, una donna nel cinema (2010), presentato alle
Giornate degli Autori della Mostra di Venezia
e al Moscow International Film Festival, Tutte
le storie di Piera (2013),
Torino Film Festival e Nastro d’Argento
Speciale, Ma
la Spagna non era cattolica? (2007)
e Silenzi
e
parole (2017) entrambi
riguardanti le tematiche LGBTQIA+. Nel 2018
è al Festival di Trieste, Londra e Guangzhou,
con Uno
sguardo alla Terra.
Nello stesso anno torna alle Giornate degli
Autori della Mostra di Venezia con il breve
film L'unica
lezione, dedicato
alla figura del regista iraniano Abbas
Kiarostami.
Nilde
Iotti, il tempo delle donne,
il
suo film documentario del 2020, con la
partecipazione di Paola Cortellesi, prodotto
da Mario Mazzarotto per Ganesh Produzioni e
Movimento Film, è stato presentato alle
Giornate degli Autori nell’ambito della 77.
Mostra di Venezia. Ha ottenuto la candidatura
ai Nastri D’Argento, ed è uscito nelle sale
italiane e in streaming distribuito da I
Wonder Pictures.
Le
sue opere testimoniano un forte interesse per
un cinema legato a tematiche artistiche,
sociali e politiche.
2023
Uomini
in
marcia
[doc]
2022
Lo
sguardo esterno [cm]
2022
Pensaci [cm]
2021
Una
nuova
voce
[cm]
2020
Nilde
Iotti,
il tempo delle donne
[doc]
2018
L'unica
lezione
[cm]
2018
Uno
sguardo
alla Terra
[doc]
2017
Silenzi
e
parole
[doc]
2017
Strollica [cm]
2016
Il
mio cane si chiama vento
[cm]
2015
La
nostra
quarantena
2014
Sono
uguali
in vacanza
[cm]
2013
Tutte
le storie di Piera
[doc]
2012
Il
mondo sopra la testa
[cm]
2012
Dimmi
che
destino avrò
2011
I
bambini della sua vita
2010
Liliana
Cavani,
una donna nel cinema
[doc]
2008
Un
attimo
sospesi
2007
Ma
la Spagna non era cattolica?
[doc]
2006
Bambini
[episodio:
Sono
Alice]
2004
Il
canto delle cicale
[cm] 2003
Olivia
[cm]
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